Ecco le foto della cerimonia solenne che si è svolta nell'aula magna del Palazzo Centrale dell'Università di Catania
«Grazie alla sua pluriennale attività di ricerca, il professor Mario Renato Capecchi ha dato un contributo imprescindibile alla comprensione dei meccanismi di sviluppo embrionale e delle basi molecolari di numerose patologie, aprendo importanti prospettive terapeutiche per la Medicina». Queste le parole del presidente della Facoltà di Medicina dell’Università di Catania Francesco Basile che sintetizzano la motivazione per il conferimento della laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia allo scienziato italo-americano, Premio Nobel 2007, insieme a Oliver Smithies e Martin Evans, per le sue ricerche sulle cellule staminali embrionali. La cerimonia solenne si è tenuta oggi pomeriggio nell’aula magna del Palazzo Centrale del nostro ateneo, dove Capecchi ha ricevuto la pergamena dal rettore Giacomo Pignataro.
La laudatio è stata pronunciata dal direttore del dipartimento di Scienze biomediche e biotecnologiche Filippo Drago, che ha messo in evidenza le qualità umane e professionali dello studioso: «Appassionato di Fisica e Meccanica quantistica – ha raccontato Drago -, grazie ad uno stage al Massachusetts Institute of Technology di Boston, ha spostato il suo interesse alla biologia molecolare, all’epoca area di ricerca nuova, rivoluzionaria, senza limiti, entusiasmante, a cui davano il proprio contributo generoso fisici, chimici, genetisti, biologi. Essa consentiva di interpretare fenomeni biologici complessi in termini molecolari, mentre manifestazioni apparentemente elementari, quali quelle osservabili in batteri e virus, potevano rispecchiarsi in fenomeni più complessi».
«Siamo onorati di assegnare la laurea honoris causa ad uno scienziato così eminente – ha sottolineato il rettore Pignataro –. Non si tratta, infatti, solo di un grande studioso, ma anche di una persona eccezionale, dimostrazione vivente di come dalle difficili prove a cui la vita ci costringe si possa progredire fino a fare cose straordinarie per l’intera umanità» (il padre del professor Capecchi fu disperso in Libia mentre la madre nel ’41, quando lui aveva appena 4 anni, fu deportata nel campo di concentramento di Dachau come prigioniera politica).
Dopo la consegna della pergamena, il prof. Mario Capecchi, che ieri aveva incontrato gli studenti della Scuola Superiore di Catania, ha tenuto la sua lectio doctoralis descrivendo una serie di applicazioni di genetargeting e mutagenesi condizionale derivati in laboratorio che affrontano questioni biologiche interessanti che vanno dal modeling del cancro umano al disordine neuropsichiatrico nel topo. «Questa tecnologia – ha spiegato il premio Nobel - fornisce i mezzi per modificare in un animale vivente intatto qualsiasi gene in qualsiasi modo desiderato, valutandone la funzione. È una metodologia che consente l’analisi dei processi biologici più complessi quali sviluppo, apprendimento, comportamento normale e aberrante, cancro, immunologia e una moltitudine di malattie umane congenite».