La regista di origini palermitane ha presentato all'Università di Catania il film Con il fiato sospeso, mediometraggio che prende spunto dal memoriale del dottorando di Farmacia Emanuele Patanè, morto per un tumore ai polmoni nel 2003
«È uno spettacolo cinematografico non usuale. Sono le domande a essere poste, non un teorema da cui ricavare risposte preconfezionate». Costanza Quatriglio, regista di origine palermitane, ha presentato all'Università di Catania il mediometraggio Con il fiato sospeso. Il film, proiettato in anteprima alla mostra del cinema di Venezia 2013, parte dal memoriale del dottorando di Farmacia Emanuele Patanè, morto per un tumore ai polmoni nel 2003. «Essere qui, nel luogo da dove ha avuto origine tutto questo, è una cosa molto positiva. Per me e anche per chi il film lo deve elaborare, perché è chiaro che è una ferita gigantesca per gli studenti e la città», sottolinea.
La scelta di raccontare una vicenda complessa, quella relativa alla gestione dei laboratori dell'ex facoltà catanese oggetto di un processo ancora in corso, è stata attuata «con un mezzo che secondo me era proprio: quello della messa in scena». Ossia «una rappresentazione del reale filtrata da un lavoro di documentazione, ma che fosse un'elaborazione di una storia ulteriore». Un sistema di incastri che «pone la questione del dubbio al centro».
«In Italia un vero dibattito pubblico sulla sicurezza nelle università non è stato ancora fatto. E non so quando si farà», spiega con una certa preoccupazione Quatriglio. Questo, prosegue, per una «naturale chiusura a riccio della categoria» aggiunta a «una maniera scandalistica di trattare l'argomento con degli j'accuse molto facili». Condizione che «non ha aiutato il confronto serio, riflessivo e propositivo».