Ospite d'eccezione: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita nel capoluogo etneo. Ma il momento che coinvolge di più è l'intervento del rappresentante degli studenti Giovanni Magni sul futuro dei giovani siciliani
La cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2013/2014 dell'Università di Catania si è tenuta il 26 febbraio 2014 nell'aula magna Santo Mazzarino del Monastero dei Benedettini, alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il momento solenne iniziale segna l'ingresso del corteo storico delle rappresentanze dell'ateneo composto dal Senato accademico e dalle delegazioni dei 22 dipartimenti, della scuola di Medicina e delle tre strutture didattiche speciali - scuola Superiore, Architettura, Lingue e Letterature straniere.
Ha fatto seguito la prolusione del professore Gaetano Tomaselli, direttore del dipartimento di Scienze chimiche, su «Il chimico: un architetto che progetta e costruisce edifici molecolari».
E' stata quindi la volta del rettore Giacomo Pignataro. Nel suo discorso ha sottolineato come «il nostro Paese, la nostra Sicilia, la nostra Città hanno di fronte sfide impegnative, che riguardano il futuro dei nostri giovani, cioè il nostro futuro. È un futuro che va costruito su tre pilastri fondamentali: opportunità, merito e sapere». «Un Paese - ha continuato - che ha bisogno di giovani e che non lascia spazio ai giovani - sottolinea Pignataro - rappresenta un dato ancora più paradossale quando si pensa alla situazione di tanti Paesi poveri o in via di sviluppo dove il trend demografico è esattamente di segno opposto a quello del nostro Paese. Rischiano, però, a loro volta, di non offrire opportunità adeguate ai loro tanti giovani, i quali potrebbero trovare nei Paesi sviluppati un'occasione di futuro diverso e di crescita. I giovani non possono essere un problema, sono invece una risorsa per il nostro futuro».
Ma ad avere più eco sugli organi di informazione nei giorni successivi, è stato il discorso tenuto dal rappresentate degli studenti Giovanni Magni. Uno sfogo, più che un classico discorso istituzionale sul futuro e le speranze dei giovani siciliani. «Noi ragazzi siciliani faremo la valigia una sola volta e torneremo in questa bella terra solo per le vacanze. Se non si riesce a invertire questo trend, sarete responsabili della perdita del capitale umano più pregiato, giovane, colto e preparato senza il quale non ci può essere futuro per la Sicilia e per l'Italia», ha detto rivolgendosi al Presidente della Repubblica.
«La necessità di partire per trovare lavoro - ha continuato Magni - non è ascrivibile a pura esterofilia, ma costituisce una perdita cospicua, economica, ma soprattutto culturale. Ebbene io credo che la collaborazione stretta tra l'Università e le Istituzioni, Regione in primis, sia la chiave di volta per sbloccare questa delicata situazione. Il mio sogno - ha continuato - è quello di vivere, formarmi e realizzarmi professionalmente nel Paese che amo, che mi ha dato i natali e soprattutto di contribuire attivamente al suo progresso. L'Italia, un tempo Paese di sogni e sognatori, non lascia più spazio alle ambizioni dei giovani, non accoglie più con fierezza i suoi cervelli, non li coccola e ne fa un fattore critico di successo, bensì li lascia andare all'estero, dove fanno la fortuna di altri Paesi e imprese che, a differenza del nostro, sono disposti a scommettere su chi dimostra di valere o di volere. L'Italia - ha concluso - investe poco e male in formazione scolastica e universitaria. I continui tagli al settore pubblico ne sono la prova più lampante. Lo Stato deve investire di più e meglio. Non è pensabile che studenti meritevoli ma privi di mezzi economici non possano continuare i propri studi a causa dei tagli alle borse di studio che con sacrifici si sono conquistati, e che adesso vedono sfumare assieme a tutti i loro sogni.