Alla scoperta delle malattie dell'antichità: gli studiosi Francesco Maria Galassi e Elena Varotto presentano al Monastero dei Benedettini di Catania le loro recenti ricerche
La paleopatologia è quella branca archeologica della medicina che permette di investigare l’antichità, registrando l’evoluzione delle malattie nel corso dei secoli. Che si tratti dell’analisi dei resti di un anonimo scheletro, di cui occorre ricostruire l’identikit, oppure delle spoglie di un famoso personaggio, protagonista di un misterioso cold case della storia, grazie a questa disciplina gli studiosi sono adesso in grado di aprire un mondo nuovo sulla visione delle malattie antiche, che all'epoca non erano certamente documentate come al giorno d’oggi, riuscendo però, con l’applicazione di specifiche tecniche scientifiche e mediche, ad apportare qualcosa di nuovo rispetto alla tradizionale interpretazione storiografica.
Venerdì 1 febbraio 2019, il Dipartimento di Scienze umanistiche dell'Università di Catania ha ospitato la conferenza dal titolo "La paleopatologia: un'autopsia multidisciplinare della storia". In questa occasione, il prof. Francesco Maria Galassi, paleopatologo alla Flinders University di Adelaide (Australia), e la ricercatrice Elena Varotto, antropologa forense al Centro di Archeologia Cretese (Unict), hanno presentato alla comunità accademica catanese gli esiti di alcune recenti ricerche, condotte con l'ausilio di un gruppo di indagine multidisciplinare, che hanno permesso loro di descrivere, per la prima volta in paleopatologia, un osteoma osteoide del seno frontale. Ovvero un tumore benigno delle ossa del cranio, mai rilevato in antichità e raro anche nella casistica moderna.
«La paleopatologia – ha precisato Galassi alle telecamere di Zammù TV – collega due grandi macro-aree, quella delle discipline biomediche e quella delle discipline umanistiche ed è di per se stessa una materia multidisciplinare, che si avvale tanto dell’apporto di radiologi, chimici, biochimici, quando di archivisti, storici, antropologi.