A 219 anni dalla sua nascita, il celebre compositore torna a vivere grazie a una ricerca dell'Università di Catania. Uno studio sulle maschere mortuarie e sui ritratti ricostruisce le sue sembianze
Una vita breve, ma intensa. Sono bastati 33 anni e appena dieci opere a proiettare Vincenzo Bellini nell’empireo della musica e nel cuore di tutti gli appassionati dell’arte dei suoni.
Nato a Catania il 3 novembre del 1801, il giovane Cigno lasciò ben presto la sua Sicilia per assecondare quel genio musicale che, ancora adesso, risuona nei teatri di tutto il mondo. Da Napoli, dove studiò, si spostò a Milano, Parma, Venezia, fino a raggiungere la fama in Francia, ultima tappa della sua fulminea esistenza. Qui, a Puteaux, il 23 settembre 1834, Bellini fu colto da morte prematura all’apice del suo successo, stroncato, molto probabilmente, da una malattia infettiva che lo colpì all’intestino.
L’improvvisa fine del compositore suscitò commozione e perplessità: la popolarità e l’avvenenza di Bellini diedero adito a dubbi e speculazioni, si parlò di omicidio passionale, di avvelenamento, tesi mai confermate e presumibilmente inverosimili.
Uno studio dell’Università di Catania, condotto dai gruppi di ricerca Reverse engineering and rapid prototyping e Image Processing Laboratory - IPLab, dal titolo “A method for similarity assessment between death mask and portraits through linear projection: The case of Vincenzo Bellini”, getta però nuove ombre sulla morte del genio catanese.
In video, i docenti Salvatore Massimo Oliveri (Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica), Filippo Stanco e il ricercatore Dario Allegra (Dipartimento di Matematica e Informatica) raccontano le tappe della loro ricerca e i procedimenti tecnici utilizzati, con gli interventi di Maria Rosa De Luca, docente di Musicologia e Storia della musica (Dipartimento di Scienze Umanistiche).
Dall’intento originario della ricerca del primo gruppo, composto da Salvatore Massimo Oliveri, Gabriele Fatuzzo e Gaetano Sequenzia - ovvero realizzare una copia della maschera mortuaria in cera del compositore conservata al Museo Belliniano, per consentire ai non vedenti di toccarla - si è giunti a un vero e proprio “cold case”: le tre maschere mortuarie di Bellini esaminate non coincidono con le misurazioni effettuate in origine da Adolphe Dalmas, il medico incaricato dell’esame autoptico sul cadavere del Cigno.
«La possibilità di avere tre modelli solidi ci ha consentito di stabilire con certezza che le tre maschere appartengono allo stesso uomo - spiega Oliveri -. Dalla sovrapposizione con l'esame autoptico abbiamo avuto una sorpresa: il profilo che viene fuori dai dati del prof. Dalmas non corrisponde con i profili delle tre maschere».
Se i dati autoptici sono imprecisi, è imprecisa anche la causa della morte del compositore? «Solo la riesumazione del corpo di Bellini e l'intervento di un paleopatologo potrebbero dirci se effettivamente le cause della morte sono quelle stabilite dall'autopsia», conclude il docente.
Nella seconda parte della ricerca, il team dell’IPLab, formato da Filippo Stanco, Dario Allegra e Filippo Maria Milotta, ha voluto dimostrare scientificamente quale ritratto di Bellini fosse più simile a quello del compositore, esaminando alcune tele e comparandole con la maschera mortuaria. «Abbiamo preso in considerazione 14 tele che raffigurano Bellini, selezionando solo quelle di artisti a lui contemporanei, che avrebbero potuto vedere il compositore - spiega Filippo Stanco -, poi abbiamo iniziato ad analizzarle per verificare quale fosse la più simile alla maschera mortuaria». L’utilizzo del software "Image Mark Pro” ha consentito ai ricercatori di individuare in ogni ritratto 16 landmark, ossia punti chiave antropometrici (angoli degli occhi, naso, bocca), per risalire a quello più somigliante. «Trasferendo il modello 3D, quello delle maschere, su quello 2D, rappresentato dalle tele e minimizzando le distanze tra i punti corrispondenti, abbiamo ottenuto un punteggio - prosegue -, le tele col punteggio maggiore sono le più simili alla maschera mortuaria di Bellini».
l punteggio più alto tra i 14 quadri analizzati è stato assegnato all’opera del maestro Angelo D’Agata, che è risultata quindi la più simile al vero volto del Bellini, la cui copia è attualmente conservata nel “Museo dei Saperi e delle Mirabilia siciliane” al Palazzo Centrale dell’Università di Catania.