S'intitola "Combattente" l'ultimo album della Mannoia, che tra gli undici brani proposti scopre un filo conduttore inizialmente non cercato e forti riferimenti autobiografici. Breve cronaca del caldo abbraccio con i fan siciliani alla libreria Feltrinelli di Catania
«Stiamo sempre a lottare. Per la giustizia, per la salute, per un amore. La vita è una continua lotta». Già: e come dice nel brano che dà il titolo all’ultimo album, “Combattente” appunto, «è una regola che vale per tutto l’universo, chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso».
Fiorella Mannoia che martedì 22 novembre ha incontrato i suoi numerosi e calorosi fan alla libreria Feltrinelli di Catania, parlerebbe per ore, ammette, e davvero un po’ di tutto. Ma ha a disposizione soltanto venti minuti, prima di sottoporsi al rito del "firmacopie" e del selfie ricordo. E con i tempi così stretti prima del volo di ritorno, non c’è spazio per le domande dei giornalisti che devono accontentarsi di annotare sul taccuino le sue battute comunque sempre dense.
Parlerebbe per ore e su qualunque argomento: «Ahò, ma la spegnete questa che canta, che non mi concentro», esclama chiedendo alla regia di abbassare la sua stessa voce che fa da sottofondo alla conversazione, strappando una risata al pubblico.
«Combattente – conferma, partendo dal nuovo album di inediti che giunge a quattro anni di distanza da "Sud" – è un’esortazione a tutte le battaglie, ed è impressionante come molti si identifichino in questa canzone. Ma se devo privilegiare un "movente", penso prima di tutto al lavoro e alle ingiustizie». Questa risposta richiama subito alla mente la sua apprezzata partecipazione nel film “7 minuti” di Michele Placido, che racconta i travagli di un gruppo di operaie chiamate a decidere sul destino della propria fabbrica, appena inglobata da una multinazionale: «Andatelo a vedere – suggerisce -, è una pellicola che porta alla luce tutto ciò che sta avvenendo nel mondo del lavoro, denunciando quei meccanismi perversi che ci riportano indietro di almeno 100 anni, costringendoci a rinunciare a diritti e conquiste per i quali abbiamo lottato tanto, soprattutto le donne. E le lacrime di noi attrici sul set, non erano di recitazione, erano vere perché abbiamo sentito nella carne il dramma di queste e di migliaia di altre operaie nel mondo…».
Questo invito alla lotta vale anche per lo scontro sul referendum costituzionale che ormai riempie le nostre giornate? è una domanda che molti vorrebbero farle: «È tutto molto triste – si incupisce per un attimo la solare Fiorella -. È giusto che ci si confronti tra posizioni diverse, ma il nostro è un Paese che su questo tema si sta spaccando, addirittura molte amicizie si sfaldano perché la si pensa in maniera differente. E invece non capiamo che, proprio in questo momento, dovremmo essere uniti per il bene comune». E a chi le cuce addosso il ruolo di pasionaria anche per la sua assidua presenza sui social network risponde sinceramente che «tante volte sono tentata dall’astenermi dal commentare o dal condividere notizie o iniziative, un po’ perché seguire tutto diventa un impegno di tempo notevole, un po’ anche per paura di finire sui giornali, come è successo a causa di qualche post su Facebook, e di scatenare violente diatribe. Poi però ci penso su e mi convinco che non è giusto aver paura delle proprie idee, e premo il tasto invio... Comunque sono molto fiera del mio profilo che ha oltre un milione di follower, riuscire a coinvolgere il pubblico con ciò che si esprime è il più grande privilegio di questo mestiere».