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Zanne Festival, day 3: luci calde per i Calexico

di Barbara Oliveri

Ultimo giorno di Zanne, i Lead to Gold, vincitori del contest Nuove Zanne sono i supporters di questa serata, insieme agli Skip Skip Ben Ben, definiti «il segreto meglio custodito di questo festival». Electro-pop, post-punk, shoegaze. Attraversiamo questi generi musicali per poi farci travolgere e coinvolgere dagli statunitensi Calexico, a cavallo fra country e folk-rock


Arrivo poco dopo l’apertura dei cancelli. Non è ancora buio fitto ma le lanternine colorate, appese qua e là fra gli alberi, riescono a farsi notare, luminose, sulle nostre teste. L'atmosfera è fra il nippo-style e un Woodstock anni 2000. Ma senza le tende. Sul palco ancora nessuno, aspettiamo i vincitori del contest Nuove Zanne. In un'intervista ci avevano detto che non si sarebbero fatti fregare dall'emozione.

Le luci sono fredde quando Sebastiano e Sergio Longo, insieme a Giulia Serra, salgono sul palco. Sono i Lead to Gold e hanno tutte le carte in regola per un electro pop psichedelico di tutto rispetto . L'emozione non li frega ma c'è, e si sente. Sono elettrizzati sin dalla prima nota di Where'd you run, singolo che li ha portati su quel palco. Ci catturano questi siciliani minimalisti ed elettronici. Sebastiano presenta ogni brano, parla al microfono a voce bassa, ed è qui che si intravede quell'emozione galeotta che li fa esibire al meglio delle loro possibilità, ma che li tradisce sulle poche battute pronunciate. 

Luci rosse, poi viola, poi bianche. Fascino orientale. Acuti a là Kazu Makino e chitarre distorte di verdeniana memoria. Adesso ci sono gli Skip Skip Ben Ben, definiti «il segreto meglio nascosto» di questo Zanne Festival. Post-punk, shoegaze violento e freddo come le luci viola sopra di loro. Benben Lin , voce e chitarra della band, è minuscola, con un abito oversize scuro, come i suoi capelli, come la sua musica. Fra le ultime canzoni suonano anche un ritornello celebre per tutte le orecchie sotto al palco: I love you baby, e qualcuno canticchia.

Poi, il momento che forse era il più atteso. Si alza un applauso entusiastico e di attesa trepidante . Sono in sette, il palco è tutto per loro. Trombe, pianoforte, chitarre, contrabbasso. Controllano i volumi, si può iniziare. Le luci adesso sono calde. Luci calde per i Calexico. Il contrabbasso ti vibra addosso e si fa spazio fra le melodie principali, prepotente . «Catania, let me hear you scream!», Joey Burns , voce e chitarra, è sicuro di sé, a proprio agio sul palco, batte le mani, ci coinvolge. Le note della tromba sembrano arrivare dal Messico, ma si sentono forti e chiare.

Calexico è proprio la fusione di «California» e «Mexico». Si aggiunge la fisarmonica. Ryan Alfred mette giù il suo double bass, è il momento del suo basso elettrico. L’aria è afosa e i Calexico la rendono ancora più calda con il loro sound e il brano Ispiraciòn, in spagnolo. Il ragazzo barbuto vicino a me la conosce a memoria, la canta per intero. Adesso ci sono tre chitarre sul palco, e i coriandoli. I fantastici sette esplodono con Not Even Stevie Nicks. Le luci si fanno blu, in tema col testo della canzone, Into the blue .

Qualche minuto dopo sentiamo una melodia familiare, quel ritmo inequivocabile della batteria, frenetico, ripetitivo, poi la bass line riconoscibile alla prima battuta, e le prime parole, le prime due righe di quel gran classicone targato Joy Division che compie quest'anno trentaquattro anni, ma che è ancora fresco e si scalda fra le mani di questi magnifici musicisti. Abbiamo già capito. È Love will tear us apart. Non possiamo fare a meno di cantare. C'è il rock, quello alternativo e leggermente country d'oltreoceano che ci piace tanto, e c'è anche un po' di magia, sul palco di Zanne.

Quando parte il riff di Bigmouth strikes again, cover degli Smiths, le labbra si muovono da sole. Molleggiamo poi, su quelle sonorità che sanno strizzare l’occhio alla Sicilia di Roy Paci, con quelle trombe festanti e in bella vista. Siamo tutti sudaticci, coi piedi in fiamme, quasi un’ora e mezza di concerto, poi i Calexico mollano gli strumenti e scendono dal palco. Fischiamo, e urliamo “Fuori!”: se gli altri si son fatti vivi anche a live finito per farci sentire un ultimo pezzo, usciranno fuori anche i Calexico. Non si fanno attendere. Li accogliamo di nuovo con un applauso che sembra farsi sempre più forte, e che non si zittisce quando cominciano a suonare. Ci ringraziano ancora. E noi ringraziamo loro. Grazie Calexico. Grazie Zanne. Alla prossima.


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