I ricercatori del progetto "Optima" stanno conducendo uno studio sulle piante erbacee perenni e spontanee tipiche dell’area mediterranea. La sfida? Cercare nuove fonti di energia possibile, affidabili quanto il petrolio, ma senza effetti inquinanti
Dalle piante erbacee perenni e spontanee tipiche dell’area mediterranea è possibile ricavare nuove fonti di energia affidabili quanto il petrolio, ma senza effetti inquinanti.
I ricercatori del progetto Optima (Optimization of Perennial Grasses for Biomass Production), del dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A, ex Dispa) dell’Università di Catania, puntano su colture mediterranee in grado di crescere anche in ambienti difficili, in terreni non arabili o anomali.
Tra queste ci sono l’Arundo donax (canna comune) e il Miscantus giganteus (introdotta dall'estremo oriente): si tratta di piante non usate a scopo alimentare, dalle quali si possono ottenere sia prodotti per combustione, come biocarburanti e bioetanolo, sia olio da pirolisi e da pirogassificazione. Quest'olio può essere ad esempio utilizzato nei motori diesel.
Il responsabile del progetto è Salvatore Cosentino, docente ordinario e attuale direttore del Di3A, che in questa quarta puntata de #IRicercati è intervistato insieme a Giorgio Testa, ricercatore responsabile WP Optima, e Danilo Scordia, assegnista di ricerca e project manager "Optima".
Nello staff di questa quarta e ultima puntata della prima serie: Irene Alì, Stefania Andriani, Mariateresa Calabretta, Alessia Di Pietro, Silvia Lo Re, Lorenzo Di Silvestro, Chiara Racalbuto, Paolo Riela, Angelo Sarra Fiore, Marzia Toscano, Agata Ventura. Grafica: Marcella Lombardo.