Il contributo di Amelia Cartia che si è aggiudicata il Premio Enrico Escher per la sezione Reportage
Il vecchio concetto di discarica va in discarica. Al suo posto un'idea nuova, che vede il materiale di scarto come un'opportunità di riuso, e di guadagno: è la filosofia che sta alla base dell'Ecogreen di Ragusa Ibla, un luogo fuori dal tempo dove si consuma un piccolo miracolo d'avanguardia. E di bellezza. Una realtà tutta nuova, dedicata all'obiettivo ZeroWaste: ecosostenibilità 2.0, naturalmente.
L'Ecostazione si trova nei pressi di Largo San Paolo, nell'edificio dell'ex macello di Ragusa Ibla, ed è aperta al pubblico grazie alla turnazione di volontari. Il sistema di recupero dei materiali permette di ottenere uno sconto sul pagamento della TARI accumulando sul proprio profilo, legato al codice fiscale, una quantità di punti relativi all'entità del proprio impegno: 2 punti al chilo per vetro e carta, 4 per la plastica, 20 per pile e farmaci e 10 per bombolette e toner. Maggiore sarà il punteggio ottenuto maggiore sarà la percentuale di sconto sulla tassa: da un minimo di 10% ottenuto con 250 punti, a un massimo di 50% con 1580 punti. Calcolo dei punti, interazione cittadino/amministrazione e informazione sulle green-news, ça va sans dire, sono affidati a un clic. Nato da un progetto pilota realizzato nel comune siracusano di Ferla, il centro ragusano è il primo in Sicilia a proporre un'apertura a tutta la cittadinanza. Un primato è anche l'utilizzo dello strumento informatico: un portale realizzato dal tecnico ferlese Giuseppe Pisasale, che permette a tutti gli utenti di accedere al proprio profilo da qualunque dispositivo, verificando così in tempo reale il proprio ecopunteggio. «La piattaforma - spiega Pisasale - è una web application visibile dal browser: non occorre scaricarla da appstore, dal momento che è programmata come una piattaforma webcloud, capace cioè di capire il dispositivo dal quale ci si collega e adattarsi di conseguenza per smartphone, tablet o bilancia. Essa gestisce tutte le attività legate al riciclo, e si basa su dispositivi low cost, sì da poter essere usata in leasing anche dai comuni che non si possono permettere grandi investimenti in simili tematiche sociali. Il nome del dominio è Ecoportal.it: essendo così "aperto" esso permette di creare una vera rete tra tutti i comuni che vorranno utilizzarlo: le potenzialità di connessione sono così infinite.
Il dispositivo, poi, è semplice: l'ho realizzato usando l'interfaccia grafica gratuita più diffusa, Wordpress, sulla quale ho poi implementato "pezzi" presi dal web dopo aver studiato, con una fase di bangemarking, quello che mancava sul mercato e il modo in cui trovarlo». Il risultato è Ecoportal.it: un software a oggetti, tiles, che implementa nella tecnologia non ancora diffusa di Windows 10 elementi, in gran parte in freedownload, del mondo digitale. «Il cuore - continua Pisasale - è mio, ma intorno c'è quanto di meglio il web offra: implementando il software a wordpress e ad altri oggetti digitali posso anche arginare il rischio di virus, dal momento che aggiornamenti e protezione vengono fatti periodicamente direttamente dalle aziende americane produttrici. In termine tecnico possiamo dire che sfrutto l'idea di middleware: tutto può essere sempre aggiornato, tutto a costo zero». E anche questo è autosostenibile: crea una nuova economia di condivisione, e può ammortizzare le spese in tempi non lunghi. «Il programma dell'ecostazione - dice ancora Pisasale - è costato al comune di Ragusa 5.000 euro: meno di quanto sia costato a me realizzarlo, ma conto di rientrare delle spese vendendo più di una copia del software. Il sistema è integrato a banner professionali: se il comune vuole può accettare sponsor esterni e mettere il banner pubblicitario sul portale, come anche può stamparli sugli scontrini che vengono rilasciati agli utenti. Anche la raccolta differenziata porta a porta viene aggiornata: fornendo a ciascuna squadra di netturbini una bilancia da 20 euro, loro potranno pesare ciascun sacchetto lasciato dai cittadini, registrare il codice a barre ad esso allegato e trasferire i dati al sistema. Se la bilancia si rompe, poco male: si potrà procedere in modalità manuale e trasmettere i dati utilizzando una banale connessione internet. In questo modo l'intelligenza non è nell'oggetto ma nel sistema, ed è sempre raggiungibile grazie al sistema webcloud, che si sgancia dal concetto di locale. Se proprio dovesse andar tutto male, poi, c'è anche una versione offline». All'interno del portale gli utenti potranno trovare le "econews", ma - perché no- anche un ricettario dedicato ai "leftofers", ovvero al riutilizzo degli avanzi, o un blog per gli amanti del bricolage. Non ultima, una piattaforma di "baratto 2.0" su cui gli utenti potranno accordarsi per scambiare oggetti inutilizzati, sfruttando l'ecostazione come punto d'incontro. Le idee sono infinite. E, anche di quelle, non si butta via nulla.
Il luogo. «Abbiamo pensato all'Ecostazione - spiega l'assessore all'ambiente Antonio Zanotto - per poter sfruttare i fondi comunitari in un modo sia bello che utile. Per fare cioè arrivare il messaggio che anche il rifiuto può avere un valore, se rimesso in circolo: il messaggio è stato ben recepito, tant'è che da dicembre abbiamo già raccolto 90 tonnellate di materiali. Abbiamo scelto l'edificio del vecchio macello in virtù della sua posizione strategica, al crocevia tra i due centri della città. Al suo interno, poi, gli spazi, ripensati e riarredati sfruttando materiali di recupero, consentono di realizzare workshop per i cittadini e riunioni tra le associazioni coinvolte». «Volevamo poi - continua l'assessore - avere un software che gestisse la bilancia pesarifiuti in vari punti della città: ci piaceva l'idea di fare qualcosa che fosse utilizzabile online, così da essere immediatamente disponibile, e da poter avere un backup quotidiano. Un prospetto completo che permettesse di caricare pesate, punti, frazioni, social, statistica, greennews: tutto ciò che succede nel mondo dell'ecologia, aggiornato da rss automatici. Da qui, l'idea di estendere il progetto con un vero e proprio portale, che attualmente è un unicum a livello regionale, se non nazionale».
Le realtà coinvolte. Ecogreen va ben oltre i confini della città: è parte grazie al sostegno della Onlus Svimed del progetto SMOT (Sustainable Mediterranean Old Towns), una rete patrocinata dall'Unione Europea che comprende, tra le altre realtà istituzionali, anche le Università di Cordoba, di Alessandria d'Egitto e di Al-Salt in Giordania e che è finalizzata a pensare e testare modelli di sviluppo sostenibile su misura per alcuni "gioielli" architettonici del Mediterraneo, in modo da poterli poi estendere agli altri quartieri storici dell'area.