Il volto paterno di Papa Francesco decora un casolare diroccato a poca distanza da via Passo Gravina a Catania. Ecco le riflessioni del "nostro" Mariano Campo e il video girato dallo stesso autore, Vincenzo Vim, mentre lo realizzava
Quasi per caso Vincenzo ViM, diciottenne catanese che adesso studia all'Accademia delle Belle Arti di Brera, è venuto a sapere della lettera inviata alla rubrica Lo dico a La Sicilia del quotidiano di Catania dal nostro Mariano Campo a commento del bel graffito di Papa Francesco che da circa un mese decora un casolare di via Passo Gravina.
Nella sua pagina Facebook è disponibile ora il video girato proprio mentre lo realizzava, che pubblichiamo qui insieme al testo originale della lettera del 20 febbraio, quando ancora non conoscevamo il nome dell'artista: Vincenzo Magno.
Applausi sentiti al Papa Writer. Da qualche giorno, sulla parete di un piccolo casolare diroccato, sito in un terreno a poche decine di metri da via Passo Gravina alta (alle spalle del distributore Esso), campeggia un riuscitissimo ritratto di Papa Francesco realizzato da un abile “graffitaro” cittadino.
L’effigie del pontefice argentino sembra in effetti benedire amorevolmente le migliaia di automobilisti che ogni mattina imboccano la trafficata arteria che dai paesi etnei conduce verso il centro di Catania, suscitando in chi la scorge pensieri “alti”, che si fanno largo tra i tanti pensieri “bassi” ispirati invece dal traffico che quotidianamente la intasa. E, perché no?, ottenendo pure l’effetto di quelle immagini di familiari che si attaccavano con una calamita sul cruscotto delle vecchie Cinquecento, con la scritta “Non correre. Pensa a me”: effetto auspicabile e opportuno, vista la conclamata pericolosità della stessa strada.
Ironie a parte, penso che Papa Bergoglio, per la natura semplice che esprime ad ogni occasione, ne sarebbe contento: il suo volto paterno decora adesso, piuttosto che una sfarzosa cattedrale, una povera casetta di campagna in pietra lavica, che ogni tanto offre anche riparo di fortuna alle coppiette.
E la stessa casetta, tra le pochissime rimaste in piedi nell’area della collina di Santa Sofia, forte dell'acquisita protezione pontificia, sembra sfidare tutti: “E ora, chi avrà il coraggio di demolirmi?”