L'intervento dell'archeologo e presidente del Fondo per l'Ambiente Italiano in occasione della presentazione a Catania del suo ultimo volume
«Il fatto che un luogo come questo sia stato resuscitato da un gruppo di archeologi è la dimostrazione che le cose siano cambiate». Andrea Carandini, archeologo di fama mondiale e presidente del Fondo per l'Ambiente Italiano (Fai), si racconta nella suggestiva cornice dell'Anfiteatro romano di Catania.
Partendo dal suo libro "La forza del contesto" (Laterza, 2017), lo studioso si racconta attraverso l’archeologia, grande passione della sua vita, a una platea che lo scorso 8 giugno ha affollato la piccola porzione di arena adattata, per l’occasione, a divenire luogo di dibattito.
Durante l’incontro, in cui discutono con l’autore il direttore dell’Ibam Cnr Daniele Malfitana, il professor Daniele Manacorda, docente di archeologia all’Università Roma Tre e Giulio Amara, dottorando di ricerca in Archeologia alla Scuola Normale superiore di Pisa, Carandini si sofferma più volte sull’importanza del contesto, «l’insieme delle relazioni che alle cose conferisce reciproca attrazione, congruità, significato e valore».
L’evento è stato organizzato dall’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibam Cnr), nell’ambito del Progetto di valorizzazione e fruizione dell’anfiteatro romano di Catania, a cui è stato affidato in via sperimentale il monumento al fine di creare un innovativo modello di gestione e valorizzazione, attraverso il connubio di tecnologie all'avanguardia per la fruizione dei beni culturali e dei risultati ottenuti della ricerca scientifica condotta sul monumento dall'Istituto.