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Terre di mafia

di Enrico Di Grazia

Un cancro per la nostra terra e per le nostre aziende agricole. Gli ultimi dati di Coldiretti/Eurispes ci dicono che il volume d’affari delle agromafie in Italia è di 14 miliardi di euro l'anno, mentre in Sicilia il danno stimato è di 5 miliardi annui. Abbiamo indagato il fenomeno criminale nelle campagne catanesi nella terza puntata di La mafia è un fatto umano


«È un fenomeno sottovalutato e sottostimato – ha dichiarato il presidente regionale di Coldiretti Alessandro Chiarelli a La mafia è un fatto umano – che investe in maniera forte tutto il settore agricolo appannaggio di circuiti malavitosi che fanno tanti soldi sulla pelle di chi la campagna la vive. Non si pensi solo alle estorsioni o ai furti di macchinari perché le agromafie controllano il trasporto delle merci e i mercati ortofrutticoli, introducendo prodotti di dubbia provenienza che vengono spacciati per locali, con tanto di certificazioni europee, e che possono danneggiare gravemente la salute dei consumatori. Per esempio in luogo etneo, presso i venditori ambulanti, spesso si è convinti di comprare carciofi della piana di Catania. Nessuno si immagina provengano dall’Egitto».

«Nelle campagne catanesi chi prova ad alzare la testa e a rifiutare certe antiche dinamiche, deve fare i conti con chi controlla il territorio». A dirlo è Emanuele Feltri, giovane agricoltore catanese che ha denunciato la mafia nella Valle del Simeto e che per questo è stato oggetto di pesanti minacce. «Il mio caso ha attirato le attenzioni dalla politica solo dopo aver acquistato risonanza nazionale, mentre gli agricoltori che non sono finiti sul giornale subiscono danni peggiori dei miei e vengono lasciati soli. Fino ad ora ci sono state solo promesse, ma non ho ricevuto nessuno aiuto in concreto. Né da parte delle istituzioni né da parte di Libera. Io ho deciso comunque di non abbandonare la mia terra e continuare a lottare per i miei diritti, confortato dal sostegno delle forze dell’ordine».

C’è anche chi ha deciso di puntare sull’agricoltura per rilanciare occupazione e senso di legalità. Secondo il presidente della cooperativa Beppe Montana di Libera Terra, nata nel 2010 con lo scopo di valorizzare le terre strappate alla mafia attraverso un riutilizzo sociale e produttivo, «il vero dramma che oggi soffoca l’agricoltura siciliana è il lavoro in nero. In questi tempi di crisi si diventa facili prede delle mafie anche a costo di accettare proposte ignobili, in particolare per gli immigrati che lavorano praticamente in condizioni di schiavitù. Di buono c’è che ormai la gente, quando va a fare la spesa, non nota solo il prezzo ma fa attenzione alla provenienza dei prodotti».


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