All'inaugurazione della nuova sede dell'acceleratore d'impresa Working Capital di Catania, il manager Telecom Salvo Mizzi lancia un'idea: un fondo per l'innovazione e le startup con i beni confiscati alla mafia
«La mafia non è solo un esotico, folkloristico fenomeno che riguarda solo la Sicilia». Con la schiettezza che lo contraddistingue, Pif - al secolo Pierfrancesco Diliberto, creatore del fortunato programma televisivo Il testimone - è intervenuto in collegamento all'inaugurazione della nuova sede dell'acceleratore d'impresa Working Capital di Catania. «La mafia investe dove ci sono soldi», precisa. Per questo motivo ha annunciato di voler aderire a una campagna ideata dal manager di Telecom Italia Salvo Mizzi.
«Mi ha molto colpito questa frase di Umberto Di Maggio (coordinatore di Libera, ndr): "Ogni nuova impresa che nasce è uno schiaffo alla mafia"», spiega Mizzi. Da qui la proposta: «Creiamo un fondo di investimento finanziato dai beni confiscati alla criminalità organizzata». Un patrimonio stimato in 30 miliardi di euro, capitali definiti «dormienti» che potrebbero finanziare l'innovazione, favorire la nascita di nuove imprese e la crescita dei posti di lavoro. «Aiutare concretamente il Mezzogiorno a crescere».