Le videointerviste ai tre protagonisti del secondo appuntamento con il laboratorio universitario che "spiega" il mestiere del radiofonico: lo speaker di Radio Lab Renato Mancini, il direttore di RSC Romano Mascali e il manager del gruppo Radio Amore Giacomo Scuderi. Mercoledì 22 si parla di giornale radio
Scegliere la linea musicale di una stazione radiofonica, cercando di mantenere la propria autonomia, ma senza deludere l'ascoltatore può essere difficile. E che dire dei rapporti con le major discografiche? A spiegare dove finisce il piacere artistico e dove inizia l'esigenza commerciale sono in video Renato Mancini (speaker di Radio Lab), Romano Mascali (Radio Studio Centrale) e Giacomo Scuderi (Gruppo Radio Amore), ospiti del secondo incontro del laboratorio didattico "Zammù Days. Conoscere la radio dalla voce dei protagonisti".
Speaker radiofonico e consulente per la comunicazione di Radio Lab, Mancini parla in video del rapporto che l'emittente ha con la musica e con le etichette indipendenti. «Ci sono due ragioni per cui le scegliamo. Una è "estetica", di gusto musicale: pensiamo che nel sottobosco della musica indipendente si sviluppino nuovi linguaggi che vogliamo sostenere. E poi, c'è un vantaggio di tipo economico nel farlo. Le etichette indipendenti concedono più facilmente "ascolti" e i costi sono inferiori rispetto ai brani mainstream, che pagano royalties onerose».
Il direttore di RSC Romano Mascali ha avuto il compito di rispondere alla difficile domanda su come si costruisce la linea di una radio locale. «Si cerca di individuare le esigenze della città, della regione in cui si opera e poi si cerca di rispettare una programmazione generalista perché il mercato purtroppo non consente di operare in una direzione troppo ristretta. A fare veramente la differenza sono i contenuti: la conduzione e gli speaker».
Ad affrontare il tema dei rapporti con le major discografiche è stato invece Giacomo Scuderi, manager del Gruppo Radio Amore: «Negli Anni 70 c'erano le "big 5" con cui relazionarsi, che avevano il 95% del mercato. Oggi ne sono rimaste solo tre: Universal, Warner e Sony, che riescono però a determinare anche le scelte dell'utente nell'acquisto finale perché stringono accordi con le radio non solo a livello nazionale ma anche locale».