Centro culturale, galleria, residenza d'artista. Il "Farm Cultural Park" di Favara, però, non è solo questo. Il fondatore Andrea Bartoli: «Quello che conta per noi non è il valore delle opere, ma il valore delle persone che passano»
«Stiamo provando a costruire un pezzo di mondo migliore, una piccola comunità impegnata ad inventare nuovi modi di pensare, abitare e vivere». Lo spiegano così il loro progetto gli ideatori di Farm Cultural Park, ma se non ci vai e non vedi con i tuoi occhi, non capisci cos'è. E noi di Zammù ci siamo voluti andare.
Favara, nell'Agrigentino, è un paese con un centro storico antichissimo, fatto di vicoli stretti e angoli angusti, cortili nascosti e giardini imprevisti, muri scrostati e balconi crollati, è una kasba, dove le case sono vecchie e diroccate. Favara è un posto dove la bellezza sta ben nascosta, ma pronta a sorprenderti e a toglierti il fiato, dove la fantasia può spuntare all'improvviso con un balzo e portarti a ballare. È un posto dove ti senti contagiato dalla voglia di fare, di vedere, di conoscere.
Grazie a Farm, Favara sta subendo una trasformazione urbana, ma non solo. Il paesino è ormai più di un puntino su una mappa geografica, è uno spazio dove l'arte e la creatività delle persone possono prendere forma per davvero, dove i muri scrostati possono diventare «grandi tele su cui dipingere». È un posto che si pensava non avere più futuro e che invece si trasforma nel "luogo del possibile".
Farm è parco turistico, una "galleria" e un centro culturale vitale che a giugno di quest'anno ha festeggiato i suoi primi quattro compleanni, è nato intorno a sette piccoli cortili collegati tra loro, che oggi ospitano mostre temporanee, workshop e laboratori, serate musicali, spettacoli e performance. Qui si possono incontrare creativi provenienti da ogni parte del mondo che vivono in residenze fatte apposta per loro.
L'esperienza di Farm dimostra insomma che la cultura dà la possibilità di riscattare un luogo altrimenti destinato all'abbandono. Un riscatto sociale, certo, ma anche (e forse soprattutto) economico: un esempio di come l'investimento culturale (se realizzato con professionalità) alla fine paga, e crea un'economia sana e lungimirante.
Farm, però, è soprattutto «una storia di persone»: di quelle che lo hanno ideato e di quelle che lo animano e lo fanno vivere. A spiegare bene che cos'è è il suo stesso fondatore, Andrea Bartoli: «Qui quello che conta per noi non è il valore delle opere, ma il valore delle persone che passano. Questo è il museo delle persone».