Incontro con il giovane artista siciliano, autore della mostra fotografica "Archai", visitabile fino al 27 settembre nella sala del refettorio del Palazzo Platamone a Catania
Grafica, fotografia, video art, produzione di eventi culturali: Filippo Papa, giovane artista siciliano, può già vantare un curriculum di tutto rispetto, nel segno dell'eclettismo e di uno spiccato senso artistico.
Archai, personale fotografica ispirata al pensiero dello psicoanalista, saggista e filosofo statunitense James Hillman, curata da Carmen Cardillo e Marilisa Yolanda Spironello, e visitabile al Cortile Platamone fino a domenica 27 settembre, è la settima mostra di Papa, che ha conseguito il diploma di primo livello in Graphic Design all’Accademia di Belle Arti di Catania. Un'esposizione di 13 scatti fotografici in bianco e nero, per esaltare le forme architettoniche, impreziosita da un video, L’anima dei luoghi, un omaggio alla Sicilia e alla sua architettura. «La mostra nasce da una ricerca sull'intervento della luce nell'architettura - spiega l'artista -. Marilisa Yolanda Spironello, una delle curatrici, mi ha mostrato un
libro di Hillman, L'anima dei luoghi, un dialogo con l'architetto Carlo Truppi in occasione di un convegno a Siracusa, incentrato sulla teoria
del ritorno all’anima e all’essenza primigenia dei luoghi. Dall'incontro con Hillman e i suoi "luoghi dell'anima" è nato il progetto Archai».
Hillman, riprendendo un concetto già noto nell'antica Grecia, sosteneva che ogni luogo avesse un’essenza, un'interiorità, qualcosa al suo interno. Oggi, invece, l’"anima dei luoghi" è celata dal funzionalismo razionalistico, che la nasconde e la annulla, come se non esistesse. «Ho riscontrato una naturale similitudine con il pensiero di Hillman - continua Papa -, da anni cerco, infatti, tramite l’utilizzo del bianco e nero e di forti contrasti, di fare trapelare quella che è l’essenza dell’architettura, l'anima delle forme architettoniche».
I "protagonisti" di Archai sono luoghi ed edifici siciliani, ma non solo: c'è Agira, paese natale di Papa, Milazzo, il Castello di Spadafora, Catania e c'è anche l'Olanda, con la sua luce nordica e la sua architettura contemporanea, in una serie di scatti realizzati in occasione di un viaggio dell'artista nei Paesi Bassi: «Volevo realizzare un progetto che non riguardasse solo la Sicilia, ma di respiro internazionale; unire scenari tanto diversi fra loro eppure legati: l'anima dei luoghi non cambia».
Filippo Papa, che si occupa anche di video installazioni e ha all'attivo diversi eventi e mostre personali, bi-personali e collettive, si definisce un fotografo en plein air, che lavora poco in studio e procede d'istinto, sfruttando l'ispirazione del momento: «Non scelgo prima i luoghi da ritrarre, vado in giro e quello che mi colpisce, fotografo. Non scatto a caso, naturalmente: c’è una selezione stilistica, i soggetti devono prestarsi in base alla forma e alle luci. Guardandoli - spiega -, è come se la foto si formasse dentro la mia testa, già immagino il risultato finale. Lavoro molto in post produzione, cercando di esaltare le caratteristiche dell'immagine, e per me è quasi come dipingere sulla fotografia. Mi ritengo un fotografo atipico, quasi più un pittore che un fotografo».