Durante i 20 campionamenti effettuati tra aprile e ottobre sono state riempite bottiglie contenenti l'equivalente di 15 litri di liquidi. Il direttore Anna Abramo: «Al primo posto tra i rifiuti dei fondali mediterranei, le cicche abbandonate nell'istmo sono le prime a finire in mare e ad alterare l'equilibrio ecologico di flora e fauna»
Bottiglie di plastica piene di mozziconi di sigaretta per un contenuto equivalente a 15 litri di liquidi in 20 campionamenti: è il risultato dell’attività di monitoraggio effettuata dal personale del Cutgana dell’Università di Catania, con la collaborazione della delegazione di Letojanni dell’associazione Rangers International, nel periodo compreso tra aprile e ottobre, lungo la spiaggia della riserva naturale orientata “Isola Bella” gestita dal centro di ricerca dell’Ateneo di Catania.
«Un dato relativo non molto incoraggiante alla luce dei continui interventi di pulizia straordinaria effettuati in questi mesi e visto anche che la quantità reale sarebbe sicuramente maggiore», spiega il direttore dell’area protetta Anna Abramo. A tutela dell’ambiente, delle spiagge e del mare, nel mese di agosto il Cutgana ha anche aderito alla campagna promossa da Marevivo, denominata “Ma il mare non vale una cicca?”, distribuendo gratuitamente posacenere tascabili. «Appare indispensabile continuare le campagne di sensibilizzazione - prosegue - perché la biodegradabilità della cicca da sigaretta è molto lenta, da 2 a 5 anni e, inoltre, le cicche sono al primo posto tra i rifiuti presenti nei fondali del Mediterraneo. Una problematica attuale che è stata prevista anche nel collegato ambientale, approvato alla Camera nel dicembre scorso, che prevede multe da 30 a 300 euro a chi getta mozziconi di sigaretta a terra».
Il direttore della riserva, inoltre, ha evidenziato «l’esigenza di classificare le cicche come rifiuto pericoloso anche per l’ambiente, la necessità di provvedere a una loro raccolta differenziata», e la problematica dell’istmo dell’Isola Bella, «quel cordone sabbioso-ghiaioso che mette in collegamento l’isolotto con la terraferma e che dai primi mesi primaverili rappresenta il luogo preferito da molti visitatori, mentre in estate è sommerso o semisommerso dal mare. È chiaro che proprio le cicche abbandonate in questa ridotta e vulnerabile porzione della riserva sono le prime a giungere in mare e quindi ad alterare il delicato equilibrio ecologico di flora e fauna marina» ha aggiunto Anna Abramo, la quale ha annunciato che «il Cutgana, in qualità di ente gestore della riserva, grazie anche agli esperti Saverio Sciandrello e Veronica Leotta, metterà in campo misure preventive per evitare l’abbandono delle cicche, promuovendo iniziative e comportamenti che possano sensibilizzare cittadini, turisti e tutti coloro che vivono il mare e la spiaggia della Perla del Mediterraneo».
«Sulla base degli studi e ricerche sul fenomeno condotti dal 2009 e sui contributi scientifici più rigorosi in materia eseguiti dall’Enea, dall’Agenzia Nazionale per la Prevenzione e dall’Unità di Tabaccologia della Sapienza di Roma, è emerso che le cicche sono al primo posto nella top-ten dei rifiuti che imbrattano le città e i mari di tutto il mondo. Ogni anno milioni di pesci e uccelli perdono la vita proprio a causa dell’ingestione di cicche scambiate per cibo – ha spiegato Anna Abramo -. Purtroppo, però, l’impatto e l’inquinamento ambientale determinato dai mozziconi di sigaretta è stato sottovalutato per troppo tempo con relativo vuoto normativo e culturale. La cicca di sigaretta, per le sue ridotte dimensioni, è stata trascurata come fonte di inquinamento, ma in realtà anche la porzione residua di una sigaretta rappresenta una seria minaccia per l’ambiente. La combustione del tabacco produce più di 4000 sostanze chimiche e una parte di queste sostanze resta nelle cicche con la conseguenza che la porzione di sigaretta non fumata contiene diversi agenti chimici pericolosi per la salute dell’uomo e per l’ecosistema. Le statistiche affermano che ogni anno in Italia vengono consumati 72 miliardi di sigarette, pertanto, è evidente che anche la piccola cicca diventa un’importante fonte di inquinamento».
Guarda lo spot