Per due giorni Palazzo della Cultura e Palazzo Pedagaggi hanno ospitato incontri, seminari, mostre, workshop, proiezioni e musica
Il festival di cultura africana Out of Africa anche quest'anno ha incantato Catania. Nella due giorni di incontri, seminari, mostre, workshop, proiezioni e musica - ospitati al Palazzo della Cultura e al Palazzo Pedagaggi - l'Africa, culla dell'Umanità da cui tutto ebbe inizio, stando all’ormai acclarata ipotesi paleoantropologica delle grandi migrazioni, è stata la protagonista indiscussa a Catania offrendo ai partecipanti l'occasione di immergersi nella comprensione di fenomeni attuali e ripercorrere l’esperienza dell’umanità migrante.
Il festival, già alla seconda edizione, è nato da un’idea del musicista senegalese, catanese d’adozione, Jalì Diabate che ne cura la direzione artistica e protagonista sul palco del concerto finale Inside Africa.
«Non un festival su immigrazione o emigrazione – spiega il musicista catanese e presidente dell'Associazione Darshan Mario Gulisano, organizzatore e ideatore dell'evento insieme con Maurizio Cuzzocrea, presidente dell’Associazione AreaSud – parole che oggi purtroppo sembrano intimorire e creare imbarazzo, ma sulle migrazioni, spostamenti naturali che, nei secoli, hanno plasmato l’Umanità, le relazioni e lo sviluppo di tutte le civilità».
«Abbiamo voluto – sottolinea il musicista e ricercatore calabrese (ormai di stanza a Catania) Maurizio Cuzzocrea - utilizzare un format in cui oltre alla musica, ambiente dove la contaminazione e l’integrazione avvengono da sempre in modo naturale, si potesse anche avviare un dibattito sull’opportunità e il valore delle migrazioni e dell’integrazione in tutti i settori».
Organizzata da Areasud e Darshan - in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica del Senegal in Italia, il Consolato della Repubblica del Senegal in Sicilia, l’Associazione Onlus “Balouo Salo-Un ponte per la vita”, la cooperativa Sociale Promidea e PopCult - la manifestazione è stata inserita nella rassegna “Estate in città 2017” del Comune di Catania.
Il Festival è stato inaugurato con la presentazione del progetto, alla presenza dell’ambasciatore della Repubblica del Senegal Mamadou Diouf, del console onorario Franco Ruggeri, del professore Sebastiano D’Urso (Università di Catania), dell’artista senegalese Baye Gaye e degli architetti Ignazio Lutri (presidente IN/Arch Sicilia) e Raoul Vecchio (presidente Associazione Balouo Salo).
A seguire la mostra di fotografie “Negli occhi dei bambini” del fotografo calabrese Angelo Maggio e quella di pittura “Memory Dindinya” realizzata come laboratorio dai migranti ospiti del Centro di accoglienza di Mineo e diretto da Baye Gaye e Raoul Vecchio e la proiezione, alla presenza dell’autore, del docufilm “A seafish from Africa - Il mio amico Banda” del regista bolognese Giulio Filippo Giunti (Italia, 2016, 62') che racconta l’incontro e l’amicizia tra un europeo e un immigrato ghanese.
Al Palazzo Pedagaggi del Dipartimento
di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania, si è tenuta, invece, la tavola rotonda, moderata Maurizio Cuzzocrea, con gli
interventi della ricercatrice Daniela Lucia Rapisarda (Processi di pace
grassroots: che impiegano risorse culturali e religiose tradizionali indigene)
e dell’antropologo Fabio Fichera (Pena alter-nativa: risoluzione dei
conflitti e processi di pace tra gli Arsi Oromo d'Etiopia).
Chiusura affidata al concerto Inside
Africa, nella Corte di Palazzo Platamone, di musica africana e contaminazioni. Sul palco, insieme con il virtuoso della kora Jalì Diabate, il cantante palestinese Faisal Taher, la formazione senegalese
Johnny’s Family Project e la Piccola Orchestra del Liceo Musicale Turrisi
Colonna (Senegal/Italia) composta dagli studenti che hanno partecipato al
workshop di musica africana e che hanno eseguito due brani originali di Diabate
arrangiati per orchestra dal maestro Dario Siclari.