Omaggio al grande architetto, tra i padri del movimento Architettura Radicale e cofondatore del Superstudio, per celebrare il suo compleanno a pochi mesi dalla scomparsa
Il 10 maggio 2020, il grande architetto Adolfo Natalini, morto il 23 gennaio scorso, avrebbe compiuto 79 anni.
Considerato tra i padri dell'Architettura Radicale, secondo la definizione di Germano Celant che egli, però, non amava particolarmente, Natalini, ancora fresco di laurea, nel 1966 fondò il Superstudio, insieme a Cristiano Toraldo Di Francia e Giampiero Frassinelli, che produsse oggetti, opere visuali e progetti scritti esposti nei musei di tutto il mondo.
La redazione di Riflesso, in occasione del suo compleanno, omaggia il grande architetto con "Vi restituiamo i dati che ci avete fornito". Conversazione con Adolfo Natalini, un dialogo sul tema della città del futuro fra il Maestro e l'arch. Alessio Proietti, direttore dell'area architettura-arte-design della rivista, avvenuto pochi mesi prima della sua scomparsa.
Nonostante esordisca mettendo subito in chiaro la sua avversione per le interviste («esistono le costruzioni, i progetti, i disegni e gli scritti: solo lì sono le risposte»), Natalini si lascia andare a una serie di riflessioni che sintetizzano la sua personale filosofia. L’architetto pistoiese, «vaccinato contro il virus della modernità e dell’avanguardia», produsse numerosi progetti per i centri storici delle città, opponendo il suo “contemporary traditionalism” al dilagante “supermodernism” delle gigantesche e alienanti metropoli contemporanee, viste come cellule tumorali dalla «crescita incontrollata e mortale». La città, nella sua concezione, è «quella che si abbraccia con lo sguardo, una città a misura d'uomo».
Natalini ci lascia risposte dense di significato, stimola le nostre riflessioni e conclude con uno spiraglio di speranza, preziosa chiave di lettura del futuro.