La recensione di Erika Torregrossa, studentessa di Filologia moderna, tra i membri del gruppo di studenti, laureati, docenti e appassionati di cinema che animano "Learn by Movies", sul secondo film della rassegna di quest'anno: "Lou Andreas-Salomé"
“Lou Andreas-Salomé”: secondo film in programma di questa quantomai singolare edizione di Learn by Movies e primo di una serie di proiezioni che porranno l’accento sulla condizione femminile e sul ruolo della donna in varie epoche e contesti socio-culturali . Da new entry della redazione, e da novellina delle video recensioni, spero di stimolare la vostra curiosità nei riguardi di questo biopic essenziale, ma appassionato su Lou Von Salomé, filosofa, scrittrice, psicanalista e protofemminista, vissuta a cavallo tra Otto e Novecento.
La regista Cordula Kablitz-Post, alle prese con il suo primo lungometraggio, traccia il ritratto di una donna anticonvenzionale, spregiudicata, irriducibile ai ruoli che la morale, la religione, la famiglia, gli uomini che di lei si innamorano, vorrebbero darle durante tutto il corso della sua vita.
La storia comincia a Gottinga, nel 1933. Lou è anziana e malata, vive reclusa in casa mentre fuori imperversa l’orrore dei roghi nazisti di libri e la psicanalisi viene bandita come pericolosa scienza ebrea. La trama si mette in moto grazie ad Ernst Pfeiffer, un giovane germanista che, afflitto da una crisi professionale e personale, bussa alla porta di Lou per ricevere l’aiuto della stimata psicanalista. Dopo un’iniziale reticenza, Lou decide di aiutarlo. In cambio Pfeiffer dovrà trascrivere le memorie della donna. Comincia così la narrazione di un’esistenza sopra le righe, tormentata, costellata da una fede inesauribile nella comunione intellettuale tra menti affini e da relazioni con personaggi del calibro di Nietzsche, Rilke e Freud, tutti inevitabilmente influenzati dalla sua personalità magnetica, dal suo talento.
L’impianto del film è indubbiamente tradizionale, procede attraverso una classica analessi, ma riesce bene nel porre una lente di ingrandimento - un po’ come quella che la vecchia Lou ha ormai bisogno di usare per leggere e scrivere ogni cosa - su uno dei tanti personaggi femminili troppo spesso dimenticati dal mondo della cultura. Statiche cartoline dentro le quali solo la protagonista e pochi altri elementi possono muoversi, o il ritornare di alcune situazioni audio-visive fra le scene dell’infanzia e quelle della giovinezza (la pioggia rigenerante, l’arrampicata sull’albero) ci restituiscono l’implacabile coerenza di questa stravagante eroina che sarà definita: “ Acuta come un’aquila, coraggiosa come un leone e tuttavia fanciullesca come una bambina ”.
“Non credevo di essere ancora importante per la vostra generazione” ammette con sincero stupore Lou di fronte all’ammirazione di Pfeiffer, premonendo l’oblio alla quale sarebbe stata relegata per molto tempo. Non dispiacciono quindi la forma e le finalità quasi didattiche, pedagogiche del film, anzi appaiono quasi necessarie in questi tempi ancora fin troppo miopi nei confronti del mondo femminile e del contributo fondamentale che esso ha regalato alla storia della cultura.