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Luperini, la letteratura del Novecento e il problema del canone

di Salvo Noto e Mariateresa Calabretta (redazione web)

Ignorare la letteratura del Novecento è una lacuna irragionevole, bisogna conoscere gli autori del secolo scorso per capire meglio i classici, per costruire un quadro d'insieme che comprenda l’evoluzione delle idee principali dell’umanità occidentale


Durante la tredicesima lezione di Didattica della letteratura per gli studenti del corso di laurea magistrale in Filologia moderna del Disum il prof. Romano Luperini affronta una questione che ha de tempo assorbito riflessioni e attenzioni di chi opera nel mondo della scuola: lo studio del Novecento.

Ignorare la letteratura del Novecento è, secondo il prof. Luperini «una lacuna irragionevole». Dedicarsi all'insegnamento degli autori del secolo scorso, crea spesso negli insegnanti timori didattici legati allo svolgimento dei programmi ministeriali: più autori da affrontare e meno tempo durante l'orario scolastico. Ciò può rappresentare un problema se si continua ad insegnare la letteratura Italiana dai siciliani ad oggi, autore dopo autore. Da un punto di vista di didattica della letteratura, non si tratta di far posto al Novecento, eliminando degli autori e aggiungendone altri, ma di «studiare in modo diverso quelli del passato».

Possiamo leggere Dante attraverso gli occhi di Montale o di Eliot, conoscere le loro opere ci aiuta a capire il Dante dei moderni, «la conoscenza dei maggiori autori del presente serve a conoscere gli autori del passato. Leggiamo Ariosto attraverso Calvino che ci dà un’ottica di lettura ricca della cultura del presente». In altri termini non si può studiare tutta la letteratura autore per autore dall’A alla Z, bisogna invece insegnare i movimenti e le poetiche del patrimonio letterario italiano facendo una storia delle idee, della filosofia, delle estetiche, del rapporto intellettuali-società. Studiare il Novecento vuol dire rivedere tutto il passato letterario, attraverso l'orizzonte di valori creato dalle urgenze di cui sono portavoce gli autori contemporanei, non solo per mettere in risalto le analogie ma anche le differenze tra il passato e l'oggi per attuare quel dialogo tra passato, presente e futuro che è fondamentale nell'insegnamento.

«Bisogna dare agli studenti un quadro d’insieme in modo che conoscano l’evoluzione delle idee principali dell’umanità occidentale ma che poi sappiano tutte le minuzie non è necessario secondo me, bisogna fare spazio anche in questo modo».


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