Romano Luperini propone un paradigma didattico nuovo, scaturito dalla lezione degli Anni 90, per prevenire la fatale marginalizzazione dell'insegnamento della letteratura
Si avviano alla conclusione le lezioni di Didattica della letteratura del prof. Romano Luperini.
Per il docente è il momento di presentare agli studenti del corso di laurea magistrale in Filologia moderna del Disum, le proposte didattiche utili a riaffermare la scuola quale «terreno di resistenza etica e culturale in grado di proporre un rinnovamento della società» ed arginare il processo di degrado già in corso.
A scuola l'insegnamento della letteratura, spesso, è confinato allo studio delle tecniche e dei metodi, a discapito delle opere e tale eccesso di specialismo sta portando la letteratura «alla perdizione».
Il criterio principale da cui può partire un'autentica riforma deve, quindi, invertire lo standard attuale: non insegnare più la letteratura in chiave tecnico professionale, cioè in chiave retorica ed erudita, formalistica ed enciclopedica, ma partire dai testi poiché i movimenti letterari, le poetiche e la storia letteraria, possono essere ricostruiti muovendo dalla concretezza formale e contenutistica delle opere e non da un quadro delineato a priori in assenza di verifiche testuali.
Tale approccio all'insegnamento della letteratura, largamente culturale piuttosto che specialistico, è la chiave per rendere un testo interessante in quanto esperienza spirituale dal valore umano e artistico.
«Bisogna incentrare lo studio, sui grandi classici e inserirli nella storia delle idee e delle poetiche, cioè, nella storia della filosofia, nella storia dell'arte, nella storia della società italiana e per effettuare questo inserimento è utile il raggruppamento per temi o per generi letterari, per un aggancio con il vissuto e con l’esperienza dei giovani perché o la scuola riuscirà a rilegittimare la letteratura in quando grande serbatoio di simboli, di immagini di esperienze ancora attuali oppure l’insegnamento della letteratura decadrà sempre di più».