Si può insegnare la contemporaneità a scuola? Romano Luperini, oltrepassa il canone dei manuali e individua gli autori e i testi più rappresentativi del presente da leggere
«Indicherò testi e autori che costituiscono, secondo me, il meglio della letteratura contemporanea in Italia». La sedicesima lezione del prof. Romano Luperini al Disum ha un obiettivo ben preciso: fornire agli studenti del corso di laurea magistrale in Filologia moderna delle indicazioni, chiare, per superare uno dei maggiori ostacoli del docente di letteratura: lo studio degli autori postmoderni e ipermoderni.
«Credo che difficilmente a scuola si superi la soglia rappresentata da Calvino e Pasolini perché c’è una difficoltà ad insegnare la letteratura contemporanea e ci sono anche una serie di idee o pseudo concetti che impediscono di prenderla». Il professore si trova a brancolare nel buio, non è aiutato né dalle indicazioni ministeriali, che variano di volta in volta, né dai manuali che inseriscono troppi autori contemporanei senza alcun criterio di valore, o troppo pochi fermandosi a Sciascia o Calvino.
«Ci sono delle difficoltà oggettive ma non insuperabili, molti di questi autori hanno ormai un patrimonio alle spalle, sono stati analizzati sufficientemente, e si possono indicare dei nomi su cui puntare», ecco perché si dovrebbero leggere in classe brani tratti da Gomorra di Saviano, o da Io non ho paura di Ammaniti, o ancora brani antologici dalle opere di Nove, superando le resistenze e le obiezioni sollevate ogni volta che si parla degli scrittori del presente.